Monday, February 26, 2007

Ciclobacchettiamo..


L'altra settimana discutevo col mio amico Pietro sull'inquinamento e sulle cause e su come si può fare a combatterlo e altre cose del genere.
Ognuno ha i suoi sistemi, piccoli o grandi che siano.
Chi usa il treno.
Chi spegne le luci quando non serve e consuma meno.
Chi spegne il motore ai semafori.Già qualcosa.
Oppure chi va a piedi.
O in bici.
Eccoci al punto.
Come qualcuno sa sono restauratore di motociclette, ma quasi nessuno sa che restauro anche biciclette.
Spesso sarebbe meglio dire resuscito.
Epperò quando sono a posto filano come treni, sono scorrevoli e ci si prende un piacere a usarle.
Guardatevi il mio link Ciclobacchetta, ci sono delle belle vecchie glorie.
Ora, non pretendo che tutti si mettano a restaurare bici antiche e si facciano i polmoni salendo sulla collina senza cambio con 25 chilogrammi di ferro sotto il sedere.
Diocenescampieliberi.
Ma tutti abbiamo una bici.
Tiriamola fuori sta benedetta due ruote.
Una bella gonfiata alle gomme, una ripulita, un goccio d'olio alla catena e via.
In culo al traffico e all'inquinamento e alle guerre per il petrolio.
E alle claustrofobiche sardomobili, impacchettate nel traffico come in tanti scaffali.
Usciamo dalle scatolette, ciclobacchettiamo.

Monday, February 19, 2007

Nulla di qualcosa?

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Alle elementari a volte davano temi dal titolo: "Hai davanti a te una pagina bianca, riempila come meglio credi".
E io a volte ci disegnavo.
Questo spazio sopra non è solo bianco, vuoto.
Guardate bene.
Potreste vedere i sorrisi della donna che amo, ma anche di quella che amate voi, o che vorreste amare.
Oppure il calore di un abbraccio.
L'urlo silenzioso di un'ingiustizia che non si può nè dire nè scrivere.
Le lacrime di un addio.
Di un amore appena nato.
Questo spazio è anche per voi.
Ora che avete letto, cliccate e andate sopra.
Fermatevi.
Qualcosa, di mio o di vostro, vi sta correndo incontro.

Saturday, February 17, 2007

Silenzio, ascoltiamoci.


Stradine tortuose, umido.

Il crepito dei passi, lenti, cadenzati.

Le nostre occhiate, rade e golose, quel sorriso malinconico, voce narrante del tuo silenzio.

Rami secchi al buio, un auto che si perde nella corsa giù in pianura, la fragranza della nebbia della tarda notte.

Non di sole parole si ama.


Wednesday, February 14, 2007

Qualcosa di Nulla.

Stamattina pensavo a quante cose potrei e vorrei scrivere.
Ad esempio della bella giornata di ieri che sembrava di essere al mare, con la terra che mandava profumi e gli animali a prendere il sole nel pratino.
O della mia Monellaccia, che si è fatta sentire per tutta Bra, giusto per farsi ricordare.
Oppure del mio amico Bernardo, della chiaccherata sul selciato del cortile, come era da troppo che non capitava.
Sulla faccenda dell'esistere, della sua gratuità.
Sulla litigata furiosa con Mario e i suoi dannati dogmi.
Su come sia difficile trovare un lavoro, anzi impossibile e quasi che scriverei una lettera a chi so io, sissignore, un cicchetto da levare il fiato.
Sul gusto della grappa di Barolo invecchiata in botti di rovere, che a berla ti senti vivo, davvero.
O a lei che ieri mi ha scombussolato tutto il sistema cardiocircolatorio, per com'era bella.
Che per tutta risposta si è messa a ridere e baciarmi e scherzare e di nuovo...
Alla fretta di ieri sera, la notte e la collina che diventa lontana, poi di nuovo vicina, come amante tenera, come amica complice.

Come volete che faccia a scrivere qualcosa con un guazzabuglio simile?
Ebbene, tanto peggio, non lo farò.

Tuesday, February 06, 2007

Reliquia d'inverno.

Io.
Vuoto di Langa.
Terra fangosa e sterpaglie.
Curve che diventano punti di luce in movimento.
Il tuo volto accanto al mio, un'occhiata più lunga del solito.
Zenzero, bocche, mani incrociate, erba umidiccia.
Che i sogni siano sintomi.
Crepuscolo d'Alba.
Tu.

Da "Un motivo per continuare"

La sera iniziava a tingere di fuoco le onde del mare, un'arietta calda e sensuale gli accarezzava ora il viso.
Pensava a Maria, a Nora, a sua madre, a tutte le fottutissime donne che lo avevano accompagnato, sopportato, fatto imbestialire, eccitare, sognare.
Camminando sul lungomare sentiva piena e amica la tasca dei pantaloni.
Soldi, una mazzetta come era un po'che non si sentiva addosso.
Monsiù era stato di parola, sentiva di potersi fidare, di sicuro molto più di Don Nicò.
Fottuto pure lui.
"Fottuto!" volle urlare al mare, alle pietre, al sole che stava morendo, alla sera calda, ancora, che nasceva.
Erano quelli i momenti in cui la maschera di uomo solido, impenetrabile e duro lasciava per qualche minuto la possibilità ad una lacrima, a una malinconia.
Nemmeno Acciuga lo capiva, non fino in fondo.
Perchè aveva lasciato tutto e tutti?
Perchè dovunque fosse faceva di tutto per non amare, legarsi, abbandonarsi?
Sapeva di Nora, del suo sguardo maliardo.
Due chilometri.
Due chilometri e sarebbe stata sua.
Subito.
Senza far troppe parole.
Donna per lui poteva essere.
Bella forte sensuale e in gamba.
Per qualche tempo restò seduto sullo scoglio, il mare sotto i piedi, le lacrime sul suo viso.
Non si accorgeva del sole ormai spirato e della flebile luce del faro in lontananza.
Per molte ore rimase immobile senza più domandare ciò che non avrebbe saputo rispondere.
"Che diavolo!" sussurrò nel vento.
Come un richiamo, corse la spiaggia e scavalcò il parapetto, inforcando la bici con veemenza.
Pedalava curvo come un Bartali verso la salita, superando trattorie, Chiesa e notte.
La sua casa era in cima a una collinetta, oltre un tornante tra gli alberi che il primo autunno già tingeva e diradava, lasciando foglie sul selciatino di fronte.
La labile luce del lampione illuminava appena la persiana verde, da cui trapelava, invitante, un lampo forte.
Entrando nel vialetto scampanellò un paio di volte, con energia e gusto, proprio.
Un cigolìo ruppe il buio, mettendo una nota d'allegria al cortile tetro.
Buona risposta sarebbe stata lo sguardo di lei, felino.
Di certo, fino al nuovo sole.