Wednesday, January 31, 2007

Neve sporca

Ci siamo arrampicati, tra i rami secchi e la neve sporca, a mucchi.
Ricordi?
Con il cane siamo arrivati, fin lassù.
Eri sudata, ansimante, ma felice.
Uno degli ultimi tuoi sorrisi.
So che non lo perderò.

Monday, January 29, 2007

E allora, e allora, Maestro?

Scorbutico.
Bisbetico.
Tremendamente lunatico.
Può cacciarti per una parola sbagliata.
Non ho ancora capito bene perchè mi abbia accettato.
Forse è questo amore per le moto della sua epoca.
La mia pazienza.
Di sicuro sono un privilegiato.
Se oggi so fare qualcosa su un motore lo devo a lui.
Sembra ieri che ero gagno e lo guardavo con stupore mentre armeggiava e mi rimetteva in moto un motore che mai più avrei sperato.
In cinque minuti.
"Dagli pure un calcio.Aposto. Aposto.Niente è, niente è.." mentre si girava pulendosi le mani.
Mai successo che abbia fallito.
E cogli anni sono venute le moto, i pomeriggi da lui, che ho imparato a conoscere e capire.
Perchè non sempre è ora da Bernardo.
Certe volte meglio sparire.
Altre non si va più via.
E viene fuori la Bra degli anni 50, la sua Bra fatta di Maestri, Generali d' Armata,feste con ballo serali a cui si andava col Motom o con l'Isomoto, "..che moto era l'Iso, Dio Fausto Coppi che moto....", di biciclette antichissime che io adoro, fatte con cura e maestria.
Ogni tanto arriva anche Mighè il muratore o Talìn della Motta e via coi ricordi, mentre lui continua a mettere ordine, anche se dubito finirà mai.
Oppure quando arriva qualche amico per farsi aggiustare la bici, eccolo alzarsi dal tavolo con giornale di due tre mesi fa e, guardando in basso la bici, apostrofare sempre, tutti:
"E allora, e allora, Maestro, che diavolo?"
I pomeriggi diventano presto sere, in quel cortile, ad ascoltare, guardare, imparare.
Molto mi ha insegnato, molto gli devo.
Non glielo dirò mai, ma io gli voglio bene.

Thursday, January 25, 2007

Have a nice trip, my friend...


Lo vedo da come mi guardi.
Da come urli rabbiosa l'ultima potenza che ti si concede di esprimere.
Lo sai anche te che sarà il tuo ultimo viaggio.
Ne abbiamo fatte di cose insieme.
Curve pazze quelle notti su dal Bernino.
Per andare da lei, che ti chiamava la Golfo.
I mari le montagne che abbiamo condiviso.
E le moto che non ho caricato su di te.
Una volta pure una da Cross, e tutte le volte che ti ho fatto una riga, un graffio, non ti sei mai lamentata.
Anzi sorridevi con me, complice, quando alle Mostre mi vedevi arrivare con quei pugni di ruggine che chissà come facciamo a portarlo a casa.
Non ti consola sapere che d'ora in poi potrai riposarti.
Lo sai già che sono balle, che presto non esisterai più.
Me lo urli nell' ultimo rettilineo quando, una volta ancora, lascio gridare il ferro che s'è fatto vita.
Scendendo, voglio pensare che è solo un ciclo.
Che ciò che ti compone verrà riutilizzato.
Meglio ancora, stavolta.
Che tra qualche anno parte di te comporrà magari una bella sportiva.
Rossa e veloce.
Che rivedrai la strada.
Che farai di nuovo felice chi ti avrà.
Tempo di salutarci.
Non visto dal demolitore, ti do un buffetto sul cofano.
Non penso che capirebbe quell'arrivederci che ti sussuro, non voltandomi.

Tuesday, January 16, 2007

Un secolo fa, circa.

Un giro inaspettato in Torino, una piazza parigina, isola nel cemento.
Una panca.
Di pietra.
Quella panca.
Tutto si ferma.
Torna indietro.
A quella primavera fresca di un secolo fa, o giù di lì, quando uscimmo imbarazzati dall'università e nemmeno ci guardammo negli occhi passeggiando senza una meta.
Non una parola.
Sentivamo imminente quell'evento che volenti o nolenti tra poco saremmo stati noi.
Faceva un freddo cane e tu, vanitosa, non ti eri vestita abbastanza.
Fu tutto ciò che ti dissi prima di baciarti.

Tuesday, January 02, 2007

Più che un numero.....


Soltanto due individui.
Solo due giovani senza alcuna importanza collettiva come io e te potevano essere su quella spiaggia proprio quella notte in cui tutti erano in debiti di compagnie.
Ne abbiamo parlato, mentre accendevamo il fuoco vicino allo sciabordare delle onde e guizzi di luce balenavano mandando lampi sulle pietre.
I nostri sguardi avidi di risposte e generosi di parole, ancora una volta.
Entrambi al posto giusto e al momento giusto.
Piena consapevolezza.
E, insieme al vino alla bottiglia e alle salsicce mezze abbrustolite e mezze crude, ci siamo inebriati della nostra presenza, le rade risate e i respiri forti che valgono oro, sapendoci noi ascoltare.
Le nostre angosce.
La Nausea che tu non hai mai capito.
Le folate di vento, le onde e i dannati petardini in lontananza sono un rumore troppo forte per chi ha sempre nelle orecchie il tumulto della battaglia .
Non siamo melensi.
Una gratuità a noi ignota.
Non c'importa granchè che questo pezzo del cammino lo chiamino 2007 o Marcaurelio.
Della gente sta facendo festa, si sta divertendo, ride con compulsione, quasi tutti senza un motivo, se glielo si chiedesse.
Solo un cambio di nome.
Un numero diverso.
Ci guardiamo, ancora.
Per noi, qualcosa più di un numero.
Finalmente.