Lo vedo da come mi guardi.
Da come urli rabbiosa l'ultima potenza che ti si concede di esprimere.
Lo sai anche te che sarà il tuo ultimo viaggio.
Ne abbiamo fatte di cose insieme.
Curve pazze quelle notti su dal Bernino.
Per andare da lei, che ti chiamava la Golfo.
I mari le montagne che abbiamo condiviso.
E le moto che non ho caricato su di te.
Una volta pure una da Cross, e tutte le volte che ti ho fatto una riga, un graffio, non ti sei mai lamentata.
Anzi sorridevi con me, complice, quando alle Mostre mi vedevi arrivare con quei pugni di ruggine che chissà come facciamo a portarlo a casa.
Non ti consola sapere che d'ora in poi potrai riposarti.
Lo sai già che sono balle, che presto non esisterai più.
Me lo urli nell' ultimo rettilineo quando, una volta ancora, lascio gridare il ferro che s'è fatto vita.
Scendendo, voglio pensare che è solo un ciclo.
Che ciò che ti compone verrà riutilizzato.
Meglio ancora, stavolta.
Che tra qualche anno parte di te comporrà magari una bella sportiva.
Rossa e veloce.
Che rivedrai la strada.
Che farai di nuovo felice chi ti avrà.
Tempo di salutarci.
Non visto dal demolitore, ti do un buffetto sul cofano.
Non penso che capirebbe quell'arrivederci che ti sussuro, non voltandomi.
Da come urli rabbiosa l'ultima potenza che ti si concede di esprimere.
Lo sai anche te che sarà il tuo ultimo viaggio.
Ne abbiamo fatte di cose insieme.
Curve pazze quelle notti su dal Bernino.
Per andare da lei, che ti chiamava la Golfo.
I mari le montagne che abbiamo condiviso.
E le moto che non ho caricato su di te.
Una volta pure una da Cross, e tutte le volte che ti ho fatto una riga, un graffio, non ti sei mai lamentata.
Anzi sorridevi con me, complice, quando alle Mostre mi vedevi arrivare con quei pugni di ruggine che chissà come facciamo a portarlo a casa.
Non ti consola sapere che d'ora in poi potrai riposarti.
Lo sai già che sono balle, che presto non esisterai più.
Me lo urli nell' ultimo rettilineo quando, una volta ancora, lascio gridare il ferro che s'è fatto vita.
Scendendo, voglio pensare che è solo un ciclo.
Che ciò che ti compone verrà riutilizzato.
Meglio ancora, stavolta.
Che tra qualche anno parte di te comporrà magari una bella sportiva.
Rossa e veloce.
Che rivedrai la strada.
Che farai di nuovo felice chi ti avrà.
Tempo di salutarci.
Non visto dal demolitore, ti do un buffetto sul cofano.
Non penso che capirebbe quell'arrivederci che ti sussuro, non voltandomi.
3 comments:
Dai pure tutti i buffetti che vuoi alle tue "creature" tanto "Novara"
(demolitore/ricambista/vecchietto terribile) é morto da un pezzo...
peccato!! Non ha campato così a lungo da poter leggere i tuoi "sublimi deliri letterari"...
chissà cosa avrebbe pensato: meglio affogarsi in un mare di alcool!!! forse però ... la storia del "Via" gli sarebbe piaciuta!!
bellissimo post, ha risvegliato in me le sensazioni che provavo da piccolo passando davanti ai cimiteri di automobili. grazie, amigo!
wewewewew....comunque bel blog...
simpatiaaaaaa
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